venerdì 20 maggio 2011

Il downshifting dei top manager

Adesso basta. Basta parlare di cambiare vita una volta che si avranno centinaia di migliaia di euro per assicurarsi le pensione. Di pensare di cambiare vita dopo altri dieci o dodici anni di lavoro in ufficio con un range di stipendio dai 3500 ai 5500 euro al mese! What? Ipotesi da manager appunto.
Certo che guadagnando queste cifre è poi facile mettersi a risparmiare 30 mila euro l'anno, comprarsi una casa da ristrutturare con soli centomila euro e comprarsi una barca con cui lavorare come skipper e assicurarsi le entrate per campare..What?
Parliamo invece di situazioni un pò più comuni, probabili per la maggior parte dei semplici mortali, gente che ha studiato ma non alla Luiss e senza master ad Harvard per intenderci, insomma la norma, persone preparate dalla scuola pubblica, quando ancora stava in piedi, magari di formazione umanistica, come nel mio caso, con una solida cultura ma anche con capacità pratiche, gestionali, comprovate da diversi anni di esperienze di lavoro ma certo non si può dire ben retribuite.
Certo se qualcuno al liceo ci avesse fatto una lezioncina sulle prospettive di lavoro e sul sistema di lavoro italiano (bastava dire che l'ascensore era rotto) avremmo evitato magari di pensare che nel Paese con la più alta percentuale di beni culturali del mondo ci sarebbe stato bisogno di persone capaci di ammistrarle
E infatti non li amministriamo, facciamo scavi per trovare reperti che poi facciamo emigrare all'estero o rovinare per incuria, mentre nei depositi ammuffiti abbiamo collezioni che nessuno vede perchè non si sanno sfruttare tutte le sedi storiche che potrebbero essere dei musei. Come diceva l'acidissimo ma profondo studioso Prof. Federico Zeri, meno male che non ci sono soldi per fare degli scavi così almeno le antichità hanno qualche chance di sopravvivere (alla inettitudine gestionale italiana).

Insomma Adesso basta. Lasciare il lavoro per cambiare vita di Simone Perotti non è proprio il libro che mi aspettavo. L'ho letto in un giorno perchè ero affamata, e lo sono tuttora, di conoscere esperienze di vita autentica, di coraggio e di sana ambizione a realizzare il proprio potenziale, aldilà degli stereotipi piccolo-borghesi di riuscita personale. Non che l'esperienza dell'autore di questo libro non possa definirsi in questo modo, nutro rispetto per chiunque decida di prendere in mano la propria vita e farne il più fedele riscontro del prorpio essere, ognuno con le possibilità che ha, a tutti i livelli sociali. Dal disoccupato che si inventa un lavoro che non esisteva al top manager che riesce a liberarsi dal consumismo insensato per guardare a valori più genuini.
Ma penso che ci sia data la possibilità di pensare in grande alla nostra vita, sempre e comunque. Non è quanto guadagni che conta per poterci pensare, o quanto riesci a risparmiare per foraggiare le tue aspirazioni. Io più che di downshifting parlo di upshifting, qua la marcia non bisogna scalarla ma ingranarla. Non nella direzione della posizione tanto cara a mammà ma verso un sistema di vita e di lavoro che ci permetta di vivere bene con quello che ci piace fare. Perotti dice bene che prima deve arrivare la premessa e dopo il problema dei soldi, perchè senza la premessa non si pone la questione della rivoluzione, ma alla fine per chi fa il manager basta risparmiare 40 mila euro all'anno su 76 mila (o nella peggiore delle ipotesi da lui considerate di 18 mila su 48 mila) per mettersi a posto e poi arrotondare con lavoretti. Grazie che ingrano. Ma io voglio un'altra soluzione, visto che non rientro proprio nel target, ma ottenere lo stesso risultato. Come? Vedremo.
Nel frattempo rispolveriamo la premessa. Per me è questa: se penso alla mia vita come ad una frazione spazio-temporale che ha una durata limitata, allora voglio vivere tutte le vite possibili in questa frazione. Con nessuno obiettivo di raggiungimento se non la piena fiammata di me stesso.

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